Documento CamaldoleseI membri della confraternita di San Rocco ritenevano che "'ghe debba star di continuo un fratte da messa almancho et che debba dir messa", perciò decisero di affidare la chiesa ad un ordine religioso, in modo che celebrasse l'ufficio per i defunti. La donazione non andò in porto, così la confraternita decise di donare la proprietà ai Camaldolesi di Rua padovana. Si tenne un colloquio durante il quale i due Camaldolesi accettavano la chiesa e i beni circostanti in via preliminare " in nome di tutta la loro religione in attesa di dar compimento et fine a simil negotio et redurlo in instrumento solene sì come si conviene affinchè i beneficiati restino per il tempo che ha da venire cauti et sicuri della datione predetta.". I beni in questione comprendevano la chiesa di S. Rocco e un appezzamento di "circa campi dieci circondatti di siese intorno piantà de vide, arbori, castagna re, maronari, morari, perari, pomari, nogare et altri legni frutiferi et non," il tutto posto "nelle pertinentie di Centralle in contrà delle Coste overo della Mare apresso li beni del Comun adue bande, Vicenzo dalla Igna a matina et apresso la via comun a sera... parte prativa montuosa et parte arativa et parte piantà. I membri della confraternita approvavano la donazione "senza dissenso alchuno". Tuttavia c'era una minoranza contraria all'operazione, poiché il comune di Centrale vedeva ridursi considerevolmente le proprie capacità contributive al punto che il notaio Zanocco annotò che l'entrata "non è ferma, più tosto va in calare perché è sopra pradi in monte et sopra castagne et maroni dove di hora in hora sempre cala ditta intrada et ditto comun non schode nulla altra cosa di fitto" aggiungendo che "sempre questo povero comun è stato troppo aggravato verso li altri comuni possiachè la intrada è picola et instabille et le gravezze grandissime". Per questo motivo l'arrivo dei Camaldolesi veniva in un periodo di "sconfortante dissesto delle finanze comunali". Il 10 dicembre 1598 frate Barnaba e frate Alessandro incontravano Francesco Cerato per stipulare in via preliminare un contratto di acquisto con Paolo e Bartolomeo Gasparini. Il documento è il seguente: 1598. l'Inditione XI in giorno de Zobia 10 del mese di Dicembre in Vicenza in contrà de S. Lorenzo in casa di me nodaro infrascritto alla presentia del Rev. M.P. Gierolamo Pisani q.D. Zanantonio et del Rev. M.P. Andrea Basso q.D. Battista et del Nob. Sig. Giovanni Battista Magrè figlio del Nob. Sig. M. Aurelio testimonii. Havendo deliberato la Religione Camaldolese dell'Eremiti di Monte Corona ad honor de Dio meter loco nella Diocese Vicentina et perciò presa deliberatione nel loro capitolo generale et dato ordine al M. Rev. Prè Priore del loco di Rua Diocese Padoana il quale a questo fine ha inviato il Rev. P. Fra Barnaba dugubio et il Rev. P. Fra Alessandro da Venetia Heremiti de detta Religione perchè tratino, con cludino et stipulino il contratto d'aquisto dell'infrascritto loco. Et perciò, premessa ogni matura consideratione che in tal negotio è stata, per quello s'ha tratatto, necessaria, per titolo di vendition, pretio finito et terminato de ducati ottocento correnti, quali denari et qual pretio li sudetti RR.PP. Barnaba et Alessandro, così come di sopra comessi, ha no deto et afirmato che serano pagati liberamente et prontamente alla festa di Pasqua di Resuretione proxima ventura in pronta e numerata pecunia, li quali, però, doverano esser investiti per maggior cautione et sodisfatione delle parti in fondi che siano boni et sicuri a sodisfatione, però, delli venditori infrascritti. Per quali ducati ottocento sudetti, da esser come di sopra pagati, M. Paolo q. Zanantonio Gasparini da Centrale presente, facendo per sè e suoi eredi, et come procuratore de M. Bartolomeo suo fratello, per il titolo de procura nella persona sua, nodaro Marco di Zanochi da Centrale il dì 9 dicembre corrente, per me nodaro infrascritto nota e letta, et insieme con lui Zanantonio loro nepote, figlio del q. Zampietro loro fratello, parimente presente, quali tutti si atrovano et stano insieme et in comunione de beni et tutti et ogn'uno d'essi obligandosi personaliter et in solidum, hano dato, venduto et alienato alla sudetta Religione Camaldolese et alli sudetti RR.PP. per quella e RR. suoi PP. e successori, presenti e futuri stipulanti e ch'aquistano: Una possession arrativa, prativa, vegra e boschiva con castegnare, morari e perari dentro, con una teza da pagia et un pocho di caseta sopra posta in pertinentie de Carrè, vicentino distretto, in monte, de campi settantasette in circa, più o manco, a corpo e non a misura, in contrà de Roversoro sive della Bregonza fra l'infrascritti confini et aeri cioè: a mezodì il Comun e beni comunali de Centrale; a ponente l'eredi del m.illustre D.Antonio Capra et a detta parte li Signori Pioveni et Paolo Gasparino sudetto venditore per la quantità de campi dui e mezo in circa, quali del corpo sudetto s'ha riservato, et a detta parte anco l'eredi de Agnolo di Dominici; a tramontana li Marchesini et Stevanini de Carrè et anco il nobile D.Adriano Zugian; a levante Zampiero Brunelo et dona Paula Lisiera et anco in parte li beni del Comun de Centrale; con ogni loro raso n et ation a detti beni spetanti e pertinenti et con il gravame di dover pagar ogn'anni alli eredi del m.illustre D.Antonio Capra troni dodeci de denari et una lepre al Natale de Nostro Signore et niente altro et così nel resto per libera et espedita da ogni gravame. Ad haver, tenir et poseder con pato et con obligo e permesso delli venditori sudetti personaliter et in solidum di dover sempre legitima mente difender et mantenir li beni sudetti da tutti et contra tutti in ogni caso di qualsivoglia molestia et evitione che occorer et seguir potesse sotto obligatione de tutti li beni d'ogni sorte loro, presenti e futuri, in quella forma più valida e solenne che meglio de rason dir o far si possi et ad sensum et consilium sapientis. Li quali RR.PP. sudetti, per nome come di sopra facendo, hano promesso sino a tanto che non esborserano il pretio sudetto di non far alcuna novatione nelli beni venduti ma quelli tenir nel medesimo modo che si atrovano, restando a caution delli venditori a loro l'ippoteca spetante sopra l'istessi beni sino all'intiera loro sodisfatione e pagamento et de qui al detto tempo per ogni dano et fitto del detto loco e ben venduto sono convenuti che detti venditori habbino d'haver al detto tempo d'esborsatione del pretio et capitale, oltre quello, ducati otto correnti. Con aditione ch'intanto in quanto al debito tempo sudetto non fosse fatto liberamente l'esborso del detto pretio a detti venditori, così che per tal causa essi fossero per patire nell'affitto d'essi beni, in tal caso siano in obligo li RR.PP. di dover risarcire a detti venditori de tutto quello che d'esso fitto per tal tardanza potessero patire. Il qual Zanantonio per esser minor d'anni venticinque ha giurato in mano de me nodaro, datoli il giuramento alla presentia sudetta, di mai contravenir per rason di minor età al presente contratto et alle cose in quello narate et contenute né meno adimandar l'assolutione di tal giuramento ad finem agendi et, in quanto l'adimandasse et ottenisse, non usarla sotto pena del pergiurio. Le qual tutte cose ego Franciscus Cerratus q.D. Matthei notarius publicus rogavi." Gli eremiti intendevano erigere la loro clausura in territorio carredese. L'area acquistata dai Camaldolesi era in realtà un possesso fondato su un antico contratto di livello che i Gasparini avevano stipulato con i nobili Capra. I padri non disponevano subito degli 800 ducati da pagare, quindi s'impegnavano a saldare il debito a partire dalla Pasqua dell'anno dopo. Vennero però imposte delle clausole dai Gasparini in base alle quali quest'ultimi, fino a pagamento avvenuto, avrebbero esercitato l'ipoteca sui beni venduti. I padri non potevano apportare alcuna modifica a questi beni e avrebbero dovuto risarcire gli eventuali danni. Comunque gli 800 ducati non vennero mai pagati del tutto, poiché il fondo non era di 77 campi, come stimato inizialmente, bensì di 51. Il contratto venne quindi rivisto: "1600. L'Inditione 13ma il dì de sabbato 26 del mese di febbraio in Vicenza in contrà de S. Lorenzo in casa di me nodaro infrascritto, presente il Sig. Francesco Rubino q.il Sig. Iseppo et M. Zuane q. Stefano Capeletto testimonii pregati. Sotto di 10 dicembre 1598 fu fatto aquisto a nome delli RR.PP. eremiti camaldolensi di Monte Corona da M. Paolo e M. Bartolomeo fratelli Gasparini e da suoi nepoti della possessione in pertinentie de Carrè che fu asserito esser in quantità circa settantasette campi per il pretio de ducati ottocento correnti, quali furono promessi che seriano pagati alla Pasqua all'hora venturi et da esser investiti al modo e forma contenuti nell'instromento sottoscritto per me nodaro infrascritto al qual si habbi relatione. Et, essendo stati ritrovati li detti campi in quantità solamente de n. cinquantauno per la perticatione fatta per Francesco Gratiolo agrimensore in maniera che, per tal mancamento, doveva rifarsi, li detti RR.PP. eremiti et d'acordo fra le parti fu sopra tal mancamento convenuto che fossero bonificati a detti RR.PP. ducati 125. Et perché il resto del pretio con li frutti d'acordo fu ristretto in ducati settecentoquindeci correnti a conto de quali, havendo essi Gasparini havuti e ricevuti in più volte ducati seicentocinquantaquatro correnti, troni uno, marcheti quatro, et la maggior parte d'essi investiti in pagamento et afrancation d'alcune case e campi in pertinentie di Centrale e Grumolo descritti nell'instromento fatto con m. Gierolamo Dal Ferro habitante a Centrale e m. Gierolima e Laura sorelle Dal Ferro, instromento rogato per Marco Zanocho l'anno passato, nec non ducati 450 per beni in pertinentie de Grumolo in contrà del Rovere aquistati dal S. Antonio Monza per instromento, nodaro detto Zanocho 4 ottobre passato, et ducati 30 per un campo aquistato da Francesco Galante in pertinentie de Grumolo il deto anno 1599 nodaro il sudetto Zanocho. In modo tale che, fatti nel tempo presente li conti insieme, si ha trovato che alli detti Gasparini viene ancora ad avanzar ducati sessanta e troni cinque sì come il sudetto Paolo Gasparini, per nome suo et procuratorio nomine d'altri suoi delli Gasparini sudetti, ha detto et affirmato così esser per bontà passato il negotio sudetto. Et de quali ducati sessanta e troni cinque sodisfacendo il M. Rev. P. Fra Alessandro Secci dell'Ordine sudetto, ha cesso e consegnato al detto Paolo presente che riceve per debitor d'essi li Ferretti, affittuali al presente del M. Rev. Canonico D. Gellio Ghellino che quelli et altri in tutto alla somma de troni cento ha consegnati a detti RR.PP. per elemosina personalmente di sua mano, 16 ottobre passato, noto e letto, che vano pagati in tre pasque proxime venture. Et perciò, chiamandosi esso Paolo sodisfatto compitamente, ha per nome suo, del fratello e nepote quietato detto Rev. Padre e quello e sua religione del tutto liberato et affrancato in ogni sua parte". Il 16 febbraio 1601 con un atto notarile i Capra rinunciavano ad ogni diritto di proprietà sui beni in segno di devozione e gratitudine ai Camaldolesi. L'atto notarile in questione è riportato qui di seguito: 1601. L'inditione 14ma il giorno de venere 16 del mese di febbraio in Vicenza in contrà de Stradagrande in casa dell'infrascritto Magnifico e Molto Reverendo D. Achille presenti il Rev. M. prè Gierolamo Pisani et il Sig. Francesco Rubino testimonii pregati. Constituito il Magnifico e M. Rev. D. Achille Capra fu del M.co Sig. Gierolamo alla presentia detti sudetti testimonii et di me nodaro infrascritto facendo per sè e suoi eredi e per nome detti M.ci SS. D. Francesco e D. Alfonso suoi fratllti per quali ha promesso de rato e havuta anco parola dal sudetto Mag.co D. Francesco, il giorno presente alla presentia sudetta ch'asentir e contentarsi de quello seràfatto nella materia infrascritta per detto m.co e rev. D. Achille possedendo in comune de beni l'infrascritto affitto per le loro contingenti portioni et parte. Facendo esso m.co D. Achille con quel miglior modo che meglio e Più validamente di raggione dir o farsi si possi, ha dato, cesso et liberamente renontiato per amor del Sig. Iddio et in segno di gratitudine alli Rev. PP. Heremiti Camaldolensi di Monte Corona tamen absenti et a me nodaro publica persona per quelli et per la loro religione stiPulante et per ogni uno che ne potesse haver interesse, tutte e qualunque raggioni et attioni de detti M.ci SS. fratelli Capra quali hano e possono haver e competerli nel livello annuo de libre sei de denari de picholi et de meza lepre al pagamento del quale erano tenuti Paolo Gasparino e fratelli detti li Cortelazzi e hora l'istessi RR. PP. in loro loco successi per l'aquisto loro fatto da detti Gasparini sopra li fondi e beni descritti nell'instromento del loro aquisto rogato per me nodaro infrascritto sotto di 10 dicembre 1598 con la prelatione di quelli et ogni e qualunque loro raggione et attione, a fine che essi Molto Reverendi Padri possino liberamente valersi per acomodamento del loro loco et eremo che con l'agiuto de Dio sono per fare in le pertinentie de Carrè sive Centrale alla Bregonza o loco circumcirca et questo ha fatto e fa esso m.co e Rev. D. Achile e contemPlatione, utile, comodo e beneficio de detti RR.PP. e sua religione, che quando d'ivi partissero overo che li beni andasero in altre mani non intende haver ciò fatto. In territorio di Carrè i religiosi acquistarono alcuni campi a nord del Roversoro con un contratto stipulato l'8 luglio 1602 a Vicenza: "Per titulo di vendita, pretio finito et terminato de ducati settanta correnti da grossi 31 per ducato, quali denari et pretio il Rev. padre fra Alessandro da Venetia Priore benemerito della chiesa et Monastero sotto nome di S. Giovanni Battista overo di S. Rocho nelle pertinentie di Centrale in confine di Carrè distretto di Vicenza della religione Camaldolense de Monte Corona et per questa facendo, li ha dati, numerati et esborsati al Nob. Sig. Adriano Zogiano q. del Sig. Hieronimo presente che li riceve in tante monede d'oro bone et usuali, per quali denari et pretio esso Sig. Adriano presente facendo per sè et suoi heredi, ha dato, allienato a detta Rev. Religione, stipulante esso per nome di questa, una pezza di terra boschiva in quella parte picola e grande che si trova esser a comodo et incomodo fra le confine infrascritte in pertinentie di Carrè in contrà di Roversoro, appresso la valle oscura da una parte, appresso fratelli di Stievanini a sera, appresso li detti Rev. padri a mezodì et a matina et a sera et forsi appresso altri". A questo punto concludiamo la nostra rassegna con un ultimo documento notarile risalente al 1603 nel quale si può notare, a conferma di quanto detto in precedenza, come illustri membri dell'aristocrazia vicentina abbiano contribuito in modo significativo al consolidamento dell'eremo delle Bregonze. L'atto stipulato il 30 luglio 1603 prevedeva quanto segue: "Per quali denari e pretio, così come di sopra havuti e ricevuti, l'istessa Nob. Sig. Verde presente, facendo per sé e suoi heredi et per nome come di sopra et con obligatione in specie delli beni suoi dotali d'ogni sorte, ha dato, venduto et alienato all'antedetto R.P. Alessandro presente et stipulante et aquistante per nome della religione sua: - Una pezza di terra arativa, piantà de vide et arbori, de campo uno, quarto uno in circa in pertinentie de Zugian in contrà de Zo in capo la via dretta detto il campo Cisotto;- Item un'altra arrativa, piantà come di sopra, de campo uno in circa in dette pertinentie in contrà del Nogaron appreso il nobile Adrian Zugian a due parti, la via comune a monte et appresso;- Item un livello de troni cinquantasei, marcheti dui, (denari) quatro, gallina una, poli dui e due terzi de due polastre marzadeghe paga ogn'anno il nob. D. Adrian Zugian cioè al Natal troni 14.2.4 e una galla a Pasqua di resurretion troni 42 et a S. Piero li poli e polastra;- Item per resti e rate, debiti e debite per l'istesso S. Adriano ducati trentatrè correnti, troni dui, marcheti sedici, denari quatro computa la mercede d'un instromento;- Item un'affitto de cinque (troni), marcheti otto e quarti tre d'un polastro paga ogn'anno a Natal e S. Piero Nodaro Gaspar da Zugian;- Et un'altro de troni 15, marcheti 1, denari 6, polo uno e quarti tre pagano Prospero e Valentin Gasparini de detto loco con rata de un ducato, troni cinque e marcheti uno per essi sin hora debita;- Et un fitto de troni quatro, marcheti dieci paga a Natal Bortolo Merzaro detto Sprezapreda q. Valentin del detto loco con troni tre de rata fin hora decorsa.Il consolidamento della proprietà dell'eremo ebbe senz'altro delle ripercussioni dal punto di vista economico nei confronti dei villaggi situati ai piedi delle Bregonze. |